Questa storia non è un racconto, ma un post che Fabrizio ha pubblicato su Facebook tempo fa. Non ha niente a che fare con le avventure del pazzo dei racconti precedenti, che ama inventare storie, anche se tutti sappiamo che in ognuna di esse c’è sempre un fondo di verità. Però qui supera sé stesso con la sua propensione a plagiare la realtà al punto che assolutamente tutto ciò che leggerete è vero.
Oggi mi sono comprato l’ultimo pacchetto di biscotti al burro, dopodiché dovrò farne a meno per molto tempo. Ho cominciato a comprarli poco più di un anno fa, proprio quando mi diagnosticarono un cancro, e da allora è diventata una consuetudine. L’oncologo, già dal primo appuntamento, mi aveva tolto tutte le speranze che si potesse trattare di una situazione non troppo grave. Alle mie domande affannose, aveva risposto con chiarezza:
-Non perderai la vescica - mi disse - però il tuo cancro è già al terzo stadio, il peggiore. Ci sono circa un 30% di possibilità di guarigione.
Bene, è già qualcosa, pensai. In realtà ero abbastanza contento di sapere che non si trovava in una fase incurabile, con metastasi e tutto il resto. Da buon ipocondriaco, ero pronto al peggio, e già mi immaginavo di dover andare in giro con un sacchetto attaccato alla vita con tutte le mie escrezioni dentro, e l’idea mi terrorizzava. Sapevo anche che, in quello stato, sarei rimasto da solo e certamente celibe. Quale donna avrebbe il desiderio di lasciarsi amare da un vecchio che deve portarsi costantemente dietro i suoi escrementi?
Mi sentivo profondamente triste, anche se continuavo a sperare che si trattasse di qualcos’altro. L’esame fatto dall’urologo aveva evidenziato la presenza di alcuni funghi nella vescica. Quelle immagini mi fecero pensare a quei funghi velenosi che sono mortali ed io capii che il mio cancro era il peggiore di tutti. Il primo medico a cui mi rivolsi mi disse che poteva essere qualcos’altro, ma vidi dello scetticismo nel suo sguardo. Quel giorno, uscendo dall’ospedale, comprai questi biscotti al burro per la prima volta, e li trovo solo qui. Devo dire che mi piacciono da morire.
Dopo la consulta con l’oncologo pensai che se mi avessero trovato questo male in Venezuela sarei certamente morto in breve tempo, a causa della scarsezza delle medicine necessarie per le cure più basiche, e mi sentii un po’ risollevato. Mi venne anche in mente che se fossi emigrato negli Stati Uniti avrei dovuto sborsare una fortuna per curarmi o fare causa a qualche assicurazione che, lo sanno tutti, non sono altro che associazioni a delinquere. Però nulla poteva diminuire la disperazione che sentivo in petto al pensiero terribile che forse sarei morto. E così quei biscotti al burro trovavano una giustificazione più che valida, e non mi importava nulla di quanto alto fosse il loro livello di zucchero o la quantità di lattosio che cominciavo a non tollerare più.
La chemioterapia non è stata difficile in quanto localizzata alla sola vescica, ma ho dovuto subire un trattamento spaventoso durante il quale mi viene infilato un tubo all’interno del pisellino. Dico pisellino e non pene o fallo o cazzo perché ai miei occhi e’ diventato un povero pisellino terrorizzato. Lì si infila il tubo fino ad arrivare alla vescica dove mi viene iniettata una sostanza chiamata BCG in inglese, che è una specie di liquido infiammante, simile ad un prodotto che si
vendeva in Venezuela, il Diablo Rojo, usato per stappare le tubature. Quando, due ore dopo avermelo iniettato, lo espello attraverso l’urina, devo fare attenzione a pulire il tubo con del cloro perché se il BCG fuoriesce e viene a contatto con la pelle, può causare delle ustioni. Immaginatevi che dovevo tenere questo liquido nella vescica per due ore. In realtà, dentro la vescica neanche si sente, ma da lì deve scendere nel glande e non vi dico neanche quanto brucia mentre scorre attraverso i tubi che collegano le varie parti dell’apparato urinario, che oltre tutto sono già state maltrattate durante l’inserimento del tubo e tutto il resto. Insomma, quei biscotti al burro erano più che giustificati dopo aver subito un tale abuso.
Dovetti sottopormi a questo trattamento durante varie sessioni per circa un anno, una volta a settimana, con delle interruzioni di cui non conosco il motivo, forse per permettere al corpo di riprendersi. Ogni volta che vedevo quei maledetti tubi, chiamati cateteri nel linguaggio medico, provavo un enorme terrore pensando che li avrebbero usati per pene-trarmi. Al termine del procedimento andavo dritto a comprarmi i biscotti al burro e me li mangiavo mentre tornavo verso casa, dove avrei dovuto aspettare ancora un’ora e mezza circa prima di poter espellere il BCG e sentirlo ardere attraverso i miei genitali. Non voglio aggiungere nessun altro dettaglio su questo trattamento perché a qualcuno tra i miei lettori potrebbe capitare di trovarsi nella stessa situazione e non voglio che creda che sia peggio di quello che è realmente. Tranquilli, è una passeggiata.
Ma quale passeggiata. Dopo vari mesi di maltrattamenti al mio povero pene guerriero, mi dissero che finalmente la nostra lotta era finita. I funghi erano scomparsi e non si erano riprodotti. La mia vescica era nuova di zecca, come quella di un bebè. Me la fecero perfino vedere quando mi fecero l’ultima cytoscopy, chissà come si dice in italiano … insomma, il cancro se n’è andato. Per fortuna che non perdetti tempo né scrivendo lunghissimi post su Facebook, né comprando candele o pregando qualche santo, né Gesù, né il santo padre, né la vergine Maria. Il mio ateismo ha resistito, e non ho neanche commesso l’errore di chiedere ai miei amici di condividere stronzate deprimenti sui loro profili, ma soprattutto non ho avuto la superbia di chiedere a nessuno di dare prova della loro amicizia leggendosi chissà quale storia sui reduci del cancro e lasciando poi un commento solidario.
Non mi è venuto neanche in mente di cominciare a mangiare carote o limoni col miele per curarmi il cancro, né di provare alcun’altra terapia alternativa. Mi sono unicamente affidato alla scienza e ai suoi medici, che lavorano efficientemente per scoprire i segreti della vita e le soluzioni ai problemi del nostro corpo. L’unica debolezza che ebbi fu quella di ricercare un po’ di piacere in quelle trasgressioni glicemiche che quei biscotti al burro mi regalavano al termine di quegli abusi che il mio povero guerriero doveva subire. Col passare dei mesi avevo cominciato ad abituarmi a quelle violenze alla mia virilità imposte da quel trattamento medico, tanto che mi sentivo quasi felice quando mi recavo in ospedale e potevo comprarmi quei biscotti al burro.
Oggi mi hanno comunicato che sono guarito e dovrò andare in ospedale solo una volta ogni sei mesi per dei controlli, così all’uscita dall’ospedale mi sono comprato due pacchetti di biscotti, per tirarmi un po’ sù di morale. Come sempre, ho scelto quelli più semplici, al burro. Li adoro.
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